La crescente importanza dei diritti di proprietà intellettuale viene identificata nella loro capacità di operare come catalizzatori di reddito, capacità che deriva non solo dalla possibilità di proteggerli contro plagi e contraffazione ma, e soprattutto, dalla possibilità di massimizzarne il valore tramite un appropriato sistema di licensing, dando così vita e applicazione a quella "gestione e valorizzazione dei beni immateriali" (c.d. "Intellectual Asset Management") che è oggi al centro di specifica riflessione nelle più avanzate esperienze estere. Tale valorizzazione e gestione dei beni immateriali tuttavia non può essere propriamente compresa e realizzata se non si considerano anche gli ulteriori profili relativi sia alla natura dei diritti di proprietà intellettuale, sia alla loro relazione con il contesto socio-economico. Per un verso si impone allora la riscoperta della funzione più tipicamente industriale che i diritti di proprietà intellettuale hanno tradizionalmente assolto e che, in un momento storico in cui diviene cruciale la contrapposizione "produttività reale vs. produttività virtuale", devono continuare a ricoprire. Per altro verso, una moderna e aperta cultura d’impresa non può ignorare gli interessi degli altri stakeholders coinvolti nelle dinamiche di mercato e comunque influenzati dall’esercizio dei diritti di proprietà intellettuale: primi fra tutti gli interessi dei consumatori e gli interessi "di sistema" connessi alla difesa di assetti di mercato strutturalmente e funzionalmente improntati a una effettiva fisionomia concorrenziale.